Scrivere di una finale persa è sempre complicato. Non ci si può nascondere, un velo di delusione c’è. Questa sensazione però viene nettamente sovrastata dal senso di gratitudine che provo nei confronti della vita. È stato un viaggio incredibile, un’esperienza che mi ha arricchito tantissimo a livello professionale e umano. Non ho mai considerato i miei colleghi degli avversari, anzi col tempo si sono rivelati degli amici, delle persone sulle quali poter contare.
Questo concorso si è trasformato di nuovo in un’occasione unica. Stare a contatto con altri professionisti di altissimo livello porta ad ampliare le conoscenze, si innesca un confronto continuo che ti fa rimettere in discussione le tue idee, fa vedere le cose da una prospettiva diversa.
E poi c’è stata anche una bellissima sorpresa da parte dell’organizzazione. Sono arrivati i vincitori dell’anno scorso, Luca Sarais e Filippo Carraretto, per farci delle interviste e ovviamente sostenerci prima di passare lo scettro. Rivedere i compagni di viaggio dell’anno scorso è stato emozionante e, con l’arrivo di Mattia Manganaro per la cena di gala, abbiamo quasi ricostituito il gruppo dei finalisti dell’anno scorso!
E poi ovviamente ci sono le prove finali. Il fatto che non sai cosa ti aspetta genera un po’ di ansia, così come il tempo di attesa che è molto lungo. Però, quando arrivi davanti alla giuria, composta da persone veramente esperte e di infinita professionalità, cerchi di dare il tuo meglio. Cerchi soprattutto di far passare il tuo messaggio, la tua filosofia e idea di enoteca. Ci sono delle domande tecniche che ti mettono in difficoltà e lì devi improvvisare. Mettono alla prova la tua capacità di gestione dei “clienti difficili”, la flessibilità che può portare ad un cambio in corsa, il tutto in un ambiente esterno e non tra le mura amiche dell’enoteca. Anche le degustazioni alla cieca sono particolari: viene valutata la capacità di individuare la zona di provenienza e le uve, ma più di tutto l’abilità nel suggerire abbinamenti specifici al fine di vendere la bottiglia.
Alla fine delle prove, a mente fredda, analizzi meglio la situazione e capisci tante cose. Questo è uno degli aspetti che alla fine conta di più. Perché tutti commettiamo degli errori e poterli osservare “da fuori”, saperli riconoscere, è l’unica via per migliorare costantemente! Quindi non posso che ringraziare tutti i membri della giuria del Concorso di Miglior Enotecario d’Italia, che riesce a far emergere i miei punti deboli, aspetti sui quali migliorare e crescere.
Le mie congratulazioni vere ed autentiche alle vincitrici, Silvia Angelozzi del “Bellariva Enoteca Bistrot” di Alba Adriatica (TE) e Loredana Santagati di “Mister Coffee” di Misterbianco (CT), sono una vera forza della natura! Professioniste eccellenti e persone veramente di cuore.